Venerdì
22 Marzo 2019
DANIELE SEPE
in
Canzoniere Terrestre
con
Daniele Sepe – sassofoni
Emilia Zamuner – voce
Tommy De Paola – tastiere
Davide Costagliola –
basso
Paolo Forlini – batteria
Difficile definire la sua musica, sempre in bilico tra reggae, folk,
world music, jazz, rock, fusion, blues, musica classica… Una sua
caratteristica costante è il modo quasi “zappiano” di affrontare la
scrittura e l’arrangiamento.
Daniele Sepe così definisce il proprio stile: “La musica è fatta
di tante cose molto diverse fra di loro, è così come un regista fra
loro di genere, pensa a Kubrick dall’horror alla fantascienza ad un
film storico tutti fatti bene, io spero di fare cose molto diverse
fra di loro e tutte fatte bene”.
Daniele Sepe è la napoletanità che si fonde con il jazz, il
funk, le melodie mediterranee, il rock, il rap, in una
contaminazione continua dove la vivacità e la forza dei suoni si
accompagna ad una sentita critica sociale che non disdegna anche il
gioco dell’ironia.
La passione e le capacità tecniche sono tante, i guadagni pochi
e dunque Sepe si dedica dapprima alla musica barocca e poi al ruolo
di turnista a fianco di musicisti quali Nino D’Angelo, Gino Paoli,
Eduardo De Crescenzo e Nino Buonocore. In questo periodo s’inverte
la rotta: poco entusiasmo e maggiori entrate economiche. Questi
sacrifici però non sono vani perché il sassofonista riesce ad
autoprodursi il primo album “Malamusica” che ottiene un buon
riscontro dalla critica, così come i seguenti “L’uscita dei
gladiatori” e “Play standards and more”.
I suoi album incontrano subito il parere favorevole della
critica, ma è soltanto col quarto, Vite perdite (1993), realizzato
dalla Polosud Records e distribuito in tutto il mondo dall'etichetta
tedesca Piranha, che Il lavoro riceve un unanime consenso di critica
e pubblico tanto che alcuni registi cinematografici (Martone –
“L’amore molesto”, Ferrario – “Figli d’Annibale”, Battiato –
“Cronache di un amore violato” e numerosi altri) lo scelgono per
musicare le proprie pellicole.
Successivamente incide dapprima “Spiritus Mundi” e poi il suo
primo album per Il Manifesto “Trasmigrazioni”. La stima di questa
nuova etichetta nei suoi confronti è suggellata dalla stampa
dell’antologico “Viaggi fuori dai paraggi”. la sua prima antologia,
con la quale ha inizio una collaborazione che dura sino al 2007.
Nel 1998 l'album Lavorare stanca gli frutta la targa Tenco come
migliore album in dialetto.
Nello stesso anno diventa maestro concertatore alla prima
edizione del festival "La Notte della Taranta" a Melpignano.
E’ Invitato in prestigiosi festival europei … incider lo
splendido “Conosci Victor Jara” … pubblica “Truffe & Other
Sturiellett” a cui segue la messa in scena al Teatro Argentina dei
“Dieci comandamenti” di Raffaele Viviani, realizzato insieme a Mario
Martone.
Nel 2002 pubblica “Anime Candide (canzoni d’amore e di guerra)”
e nel 2004, “Nia Maro”.
Nel 2006, Sepe affronta a proprio modo gli anni ’70,
politicamente e musicalmente, con “Suonarne uno per educarne cento”,
una sorta di summa di tutto ciò ha influenzato il Sepe musicista e
militante, dissacrante come nessun altro lavoro del musicista.
All’inizio del 2008 Sepe torna con “Kronomakia” ,tredici brani
tra sonorità arabe e nordeuropee, riletture che sanno di musica
antica e, a chiudere, due perle: “Stayin’ Alive” dei Bee Gees e
“Norvegian Wood” dei Beatles entrambe in … latino.
Nel 2009 l’infaticabile produzione, alternata fra dischi
ufficiali e colonne sonore, si arricchisce di “Truffe & Other
Sturiellett’ – (in)cumplete classical and films miusik Vol. 1, 2 &
3”, un cofanetto cui si aggiunge, ai primi due già editi, un terzo
volume che fornisce tutta la retrospettiva del Sepe compositore di
musiche per cinema.
Siamo al 2010 esce “Fessbuk”, un disco dirompente. Quattordici
brani nati per buona parte dallo scambio di opinioni tra Daniele e i
suoi amici e fan che per mesi hanno animato la “bacheca” del celebre
social network, in cui è presente il suo trafficatissimo “profilo”.
Brani che, come sempre, fotografano efficacemente l’Italia di oggi,
attraverso l’ironica celebrazione di vizi (tanti) e virtù, in una
carrellata di personaggi e temi che faranno ridere, riflettere,
discutere, in cui nessuno viene risparmiato dalla tagliente penna di
Sepe.
Tra la fine del 2010 e l’inizio del 2011 Sepe mette a segno una
prestigiosa collaborazione, quella con il grande regista
statunitense Terry Gilliam (“Brazil”, “L’esercito delle 12 scimmie”,
“Paura e delirio a Las Vegas”, “Parnassus” – solo per citarne
alcuni), che rimane colpito dalla sua musica, e gli chiede di
scriverne per il proprio cortometraggio “The Wholly Family”,
ambientato e girato a Napoli.
“Canzoniere Illustrato” segna una nuova tappa nella carriera di
questo straordinario musicista. È in realtà molto di più di un
semplice album; “Canzoniere Illustrato” è un volume di grosse
dimensioni (ben 106 pagine) contenente12 fumetti per 12 canzoni.
Fumetti realizzati da geniali maestri del colore (Mauro Biani,
Squaz, Kanjano, Akab, Kranti, Rosaria Cefalo, Shaone, Fulvio Cozza,
Giuseppe Guida, Antonino Iuorio, Marcella Brancaforte, Tony Afeltra,
Enzo Troiano, Giuseppe Guida, Luigi De Michele) ed arricchito da una
splendida copertina del grande Altan. La musica prevede un menù
internazionale di canzoni provenienti da tutto il mondo e dal
folklore italiano orchestrati nei più diversi stili, come ci ha
ormai abituato Daniele Sepe, e con la partecipazione delle
bellissime voci di Floriana Cangiano, Ginevra Di Marco, Florin
Barbu, Marzouk Mejri, Josè Seves, Robero Argentino Lagoa e Brunella
Selo oltre ad una nutritissima schiera di ottimi musicisti.
Nel 2013 da alle stampe “In vino Veritas”, cd che, come sovente
avviene nei suoi dischi, cela dietro la forma di canzone, suonata
sempre ad altissimi livelli, qualche frecciata al perbenismo
italiota.
Seguono nel 2015 “A note spiegate” e nel 2016 “Capitan Capitone
e i fratelli della costa” che ha avuto un formidabile successo di
pubblico e di critica.